Autismo a scuola dell’infanzia: non esiste una strategia unica. Ma esistono strade concrete.
È la domanda che ci siamo posti durante l’incontro formativo gratuito del 5 giugno, dedicato alle insegnanti della scuola dell’infanzia, guidato dal dott. Leonardo Fava – psicologo, psicoterapeuta e responsabile di Umbrella.
Quello che segue è il cuore dell’intervento, trascritto in forma discorsiva: non una lezione frontale, ma un filo di parole da chi ogni giorno lavora a stretto contatto con bambini e famiglie. Un filo che intreccia osservazione clinica, esperienza sul campo e dialogo con le scuole.
Ogni comportamento ha un senso
Quando un bambino con autismo entra in classe, la prima cosa da fare non è “insegnargli qualcosa”. È capirlo. Fermarsi. Osservarlo. Farsi le domande giuste: come comunica? Cosa capisce? Cosa gli piace? Cosa lo mette in difficoltà?
Ogni comportamento, anche quello che ci spiazza, ha una funzione. Non è “capriccio” né “provocazione”: è spesso una risposta a qualcosa che non può esprimere in modo diverso. E se noi impariamo a leggere quei segnali, possiamo davvero iniziare a costruire un’alleanza educativa.
Tre leve fondamentali: spazio, tempo, apprendimento
Durante l’incontro, abbiamo esplorato tre aree su cui è possibile intervenire da subito in sezione:
🧩 1. Modificare l’ambiente
Un’aula caotica, rumorosa o troppo stimolante può essere vissuta come ostile. L’obiettivo non è “semplificare tutto”, ma rendere l’ambiente più prevedibile e leggibile: spazi chiari, funzioni riconoscibili, supporti visivi, routine coerenti.
“Il bambino ha bisogno di sapere cosa accadrà. Questo riduce l’ansia e aumenta le possibilità di partecipazione.”
⏱ 2. Strutturare il tempo
L’attenzione nei bambini con autismo può essere fragile, breve, selettiva. Alcuni si perdono nei dettagli, altri faticano ad agganciarsi.
“Meglio 4 momenti da 5 minuti, ben agganciati, che un’unica attività da 30 minuti vissuta come maratona.”
Cicli brevi, intervallati, ripetuti. Ma anche momenti liberi, in cui il bambino può scegliere. Perché non si tratta solo di contenere, ma di costruire fiducia reciproca.
🎯 3. Un piano di apprendimento su misura
Non tutti apprendiamo nello stesso modo. Per molti bambini con autismo, l’apprendimento “senza errori” – guidato, modellato, privo di frustrazioni – è la chiave per iniziare.
“All’inizio, non gli chiedo di riuscirci da solo. Gli chiedo solo di farsi aiutare. È così che si apre la porta.”
Non normalizzare. Relazionarsi.
Una frase chiave dell’intervento è rimasta con noi:
“Un bambino tranquillo non è un bambino integrato. È un bambino fermo.”
Il nostro obiettivo non è l’adattamento passivo, ma lo sviluppo attivo. Vogliamo che il bambino aumenti le sue competenze, trovi piacere nella relazione, si senta parte della classe.
Per farlo, dobbiamo costruire una relazione educativa reale, fondata su interessi condivisi, sguardi rispettosi, confini chiari e possibilità di scelta. Conoscere il bambino, in fondo, significa anche imparare a lasciargli spazio per esserci – a modo suo.
Concludendo: ogni bambino può imparare
Non esiste una strategia universale. Ma esiste la possibilità, concreta, quotidiana, di adattare l’ambiente, strutturare il tempo, scegliere come insegnare.
E soprattutto: di entrare in relazione.
Perché ogni comportamento ha un senso. E ogni bambino – se accompagnato nel modo giusto – può crescere, comunicare, costruire relazioni. A scuola. In classe. Insieme agli altri.
📘 Il libro “Autismo. Cosa fare (e non). Scuola dell’infanzia” contiene tutti i contenuti raccontati nei nostri incontri. Clicca per approfondire.
📅 Il prossimo appuntamento gratuito è il 5 settembre 2025, dalle 14:00 alle 16:00.
🔗 Per iscriverti: www.associazioneumbrella.com/scuolainfanzia
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