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In che modo la terapia razionale emotiva comportamentale contribuisce al trattamento dei Disturbi dello Spettro dell’Autismo nei bambini?

by Umbrella

Riflessione sul lavoro svolto da Albert Ellis e dalla terapia cognitivo-comportamentale (da “Albert Ellis and the World of Children” di Bernard M.E.)

Secondo quanto riportato dalle ultime linee guida rilasciate dall’Istituto Superiore di Sanità, la terapia cognitivo-comportamentale può essere utilizzata nel trattamento di determinati disturbi associati all’autismo, quali l’ansia e gli eccessi di rabbia, in bambini o ragazzi con autismo ad alto funzionamento. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), non si rivolge soltanto al bambino, ma anche ai genitori, o comunque a chi si occupa della crescita del bambino, al fine di istruire loro alla gestione di queste particolari condizioni che vivono i propri figli (SNLG, ISS 2011)

Ma facciamo un passo indietro cercando di capire su cosa si basa la CBT e quale specifica applicazione di tale terapia risultata essere più adatta ai bambini con disturbi del neurosviluppo.

In linea generale, la CBT sostiene che non siano gli eventi a creare e mantenere i problemi psicologici, emotivi e di comportamento, ma piuttosto sarebbero le credenze e i processi cognitivi posseduti dall’individuo stesso (idiosincratici) a filtrare gli eventi, dai quali processi (più o meno alterati), derivano le emozioni e quindi le reazioni (comportamenti) (Beck, 1964). Perciò una visione distorta della realtà sarebbe alla base dei disturbi psicologici, emotivi e comportamentali secondo i principi della CBT, la quale mirando alla razionalità, cerca di scardinare quei processi individuali e a circolo chiuso, che impediscono una visione il più possibile oggettiva della realtà e che tendono al mantenimento. In particolare, secondo i teorici della CBT, esisterebbe una stretta connessione fra credenze-emozioni-comportamento:

Tale tipo di approccio, è intuitivamente difficile da applicare al trattamento vero e proprio dei disturbi dello spettro dell’autismo, tuttavia un tipo di CBT, la terapia comportamentale razionale-emotiva (REBT), è un’applicazione del trattamento cognitivo comportamentale che ha trovato diffusione come trattamento di bambini e ragazzi con disturbi psicologici e del neurosviluppo.

Pioniere della REBT è Albert Ellis, psicologo statunitense, considerato il pioniere della terapia cognitivo-comportamentale, poiché parallelamente allo sviluppo della CBT, lui basandosi sui principi del cognitivismo, intorno alla metà degli anni 50, elaborava la REBT. Ellis sosteneva che attraverso l’REBT si dovesse cercare di insegnare ai bambini, e anche ai relativi caregivers, a gestire le circostanze difficili e le altre persone, gestendo le emozioni che tali condizioni generavano attraverso l’uso delle credenze razionali e del ragionamento.

Secondo Ellis (Bernard, 2004; Ellis, 1994), i bambini nascono con un’innata capacità di pensare in maniera irrazionale, tale abilità dai 6 ai 12 anni subisce un processo di sviluppo che porta al pensiero razionale e al ragionamento, seguendo le fasi di sviluppo suggerite da Piaget. Tuttavia, Ellis sosteneva che quando i bambini o anche gli adulti, le persone in genere, vivono delle situazione particolarmente estreme da un punto di vista emozionale, i loro processi mentali tornano ad un stadio precedente, definito anche lo stadio di sviluppo mentale pre concreto di Piaget, e questo giustificherebbe le reazioni irrazionali quali: fare delle inferenze arbitrarie, considerare le cose più grandi di quelle che sono (catastrofismo), vedere le cose o bianche o nere, e pensare in maniera assolutistica (cioè convertire delle preferenze o dei desideri in condizioni di assoluto bisogno e verità).

Ma andiamo a vedere meglio su quali principi si fonda la REBT applicata ai bambini con disordini comportamentali, emotivi e psicologici, e in che modo essi sono aspetti condivisi dalla CBT (descritti in maniera più estesa in Ellis e Bernard, 2006):

  1. Insegnare al bambino un vocabolario emozionale uno schema emozionale, che varia in intensità di sentimento (dal più forte al più debole), e far capire al bambino che esistono diverse opzioni comportamentali ed emozionali che loro possono intraprendere quando si trovano in situazioni poco piacevoli.
  2. Utilizzare la strutturazione ABC, così come suggerita dalla terapia cognitivo comportamentale (evento-ragionamento-emozione-comportamento), per far capire al bambino la relazione che intercorre fra ciò che lo circonda, e quello che il suo modo di filtrare gli eventi produce.
  3. Insegnare al bambino la “responsabilità emozionale”, cioè far capire che è ciò che pensa e non ciò che succede ad avere la maggior influenza sulle sue emozioni.
  4. Utilizzare delle strategie di confronto per aiutare a identificare credenze irrazionali prima di attuare istruzioni che mirano alla razionalizzazione delle credenze (utile per i bambini più grandi dei 6 anni).
  5. Istruire i bambini al razionale piuttosto che all’impiego di autoconvinzioni positive.
  6. Assegnare dei “compiti per casa” al bambino, che mirino all’applicazione nel mondo reale di nuovi modi di pensare, percepire, sentire e comportarsi.
  7. Infine, gli aspetti derivata dalla CBT su cui si focalizza l’REBT nella sua applicazione nei bambini e nei relativi caregivers, sono: accettazione di sé stesso, elevata tolleranza alla frustrazione e accettazione dell’altro.

                                                                      Educazione emotiva razionale

Elemento centrale dello sviluppo della REBT è il riconoscimento che ha assunto nel corso degli anni la sua applicazione non solo quando svolta dai terapisti, ma anche dagli insegnanti a scuola, poiché si è dimostrata in grado di aumentare lo stato di benessere emotivo dei bambini. Fu lo stesso team di ricercatori che lavoravano con Ellis, ad accorgersi di tali vantaggi, quando fra il 71 e il 75, nella piccola scuola che si trovava all’interno dell’Istitute for Advanded Study in Rational Psychotherapy (adesso conosciuta con il nome di Albert Ellis Institute), fu inserito un programma di REBT.

Non a caso, l’Educazione Emotiva Razionale (REE), derivata dalla REBT, è oggi ampliamente diffusa in programmi scolastici per ragazzi e bambini con disturbi psicologici, e si basa sull’insegnare i seguenti aspetti: l’accettazione di sé, i sentimenti, le credenze, i fatti invece delle supposizioni, e mettere in discussione le proprie credenze (Vernon e Bernard, 2006).

                                                                  Il lavoro con i genitori

Come anticipato, la REBT non è dedicata solo ai bambini e ai ragazzi, ma anche ai genitori, per questo motivo Ellis ne ha sempre avuto conto. Come indicato nel suo testo del 1966 (Ellis, Wolfe e Moseley, 1966), i genitori non dovrebbero biasimare i propri figli degli errori commessi: prima dicendogli che loro hanno agito nella maniera sbagliata, colpevolizzandoli e facendoli sentire sbagliati, per poi punirli. Proprio per reagire a questo tipo di atteggiamento mostrato dal genitore e indipendente dal bambino, Ellis, come molti altri operatoti REBT, ha focalizzato molte delle sue attività anche sui genitori.

La letteratura sulla REBT, si è focalizzata negli anni nella definizione dei diversi profili di atteggiamento adottati dai genitori  nel crescere i propri figli, e ha cercato di definire le potenziali conseguenze dell’uno rispetto all’altro:

1. Un atteggiamento autoritario e deciso che si focalizza sul rimprovero del figlio e l’attacco alla sua personalità e modo di essere, rischia di rendere il bambino poco sicuro di sé stesso, e di far considerare sé stesso sempre dalla parte sbagliata e inferiore agli altri. Questo a sua volta potrebbe sfociare in disturbi di ansia, insicurezza e atteggiamenti di sottomissione.

2. Un atteggiamento estremamente gentile e non deciso, che dimostra molto affetto, ma pone poche richieste e pochi limiti, può provocare nel bambino un atteggiamento egocentrico, infantile e dipendente, soprattutto con bassa tolleranza alla frustrazione e sottrazione alle responsabilità.

3. Un atteggiamento autoritario, ma non deciso, tende a criticare molto il proprio bambino per ciò che ha fatto di sbagliato, ma a lodarlo poco quando si comporta bene. Questa disparità può portare a una frustrazione cronica in questi ragazzi, che si trascinano fino all’età adulta, per non riuscire mai ad essere all’altezza delle aspettative dei genitori;

4. Un atteggiamento gentile e deciso è secondo Ellis, il miglior atteggiamento da assumere nel crescere dei figli. Tale atteggiamento permette ai genitori di fissare dei limiti e delle regole, alle quali corrispondono delle punizioni se non rispettate. Ma tali regole non devono essere imposte, ma spiegate e giustificate al bambino. Infatti, al bambino viene spiegato cosa ha fatto di sbagliato, senza colpevolizzarlo o facendolo sentire sbagliato. Puntando all’autodisciplina e alla gratificazione ritardata, senza punire con rabbia, ma lodando e dimostrando amore. Il questo modo il bambino farà spesso esperienze di benessere socio emotivo e cercherà di fare del suo meglio per migliorare.

Inoltre, gli operatori REBT, non dovrebbero soltanto osservare i tipi di atteggiamento impiegati dai genitori nel crescere i propri figli, ma anche ricordare di trasmettere ai genitori dei concetti fondamentali quando si interfacciano con loro e sui quali si possono porre le basi per un effettivo miglioramento (Bernard, 2004):

1. Discutere con i genitori l’importanza di mantenere distinti i confini all’interno della famiglia tra il sistema “esecutivo” dei genitori che lavorano insieme agli operatori da un punto di vista “sociale” per modificare le regole e le aspettative che hanno verso i propri bambini quando diventano più grandi; e il sottosistema “bambini-figli” che offre loro l’opportunità di imparare a negoziare, competere e andare d’accordo tra loro e con i coetanei.

2. Discutere con i genitori i diversi tipi di atteggiamenti nel crescere i propri figli, sottolineando l’importanza di essere gentili e allo stesso tempo decisi.

3. Condividere delle abilità di base per la gestione del bambino (ad esempio, il rinforzo positivo, l’utilizzo delle regole, e le conseguenze).

4. Insegnare ai genitori la struttura ABC delle emozioni, in modo da riuscire a gestire anche le loro proprie emozioni, incluso anche l’autocontrollo.

5. Fornire ai genitori dei suggerimenti sul come possono influenzare i problemi dei loro figli.

6. Discutere con i genitori l’importanza dell’insegnamento delle credenze razionali e la metodologia per farlo, incluso l’accettazione di sé, la tolleranza alla frustrazione e l’accettazione degli altri.

Secondo Ellis, un primo punto da cui partire per lavorare con i genitori è far comprendere loro che prima di voler cambiare i propri figli, devono prima modificare le loro stesse reazioni emotive. Infatti, il programma di psico-educazione REBT, inizia con insegnare ai genitori la responsabilità emozionale, e far capire loro che le loro forti reazioni emotive, sono soprattutto determinate dal loro modo di crescere il bambino e dalle loro credenze riguardo al bambino e che quindi devono partire dal cambiare il loro punto di vista, per poi passare al proprio bambino.

                                                                     L’eredità di Albert Ellis

Secondo Ellis, per prevenire problemi di salute mentale e per promuovere uno stato di benessere sociale ed emotivo positivo, gli insegnanti e i genitori non dovrebbero solo aiutare i bambini e i ragazzi ad eliminare quanto più possibile le credenze irrazionali e ad utilizzare la strutturazione ABC secondo REBT per accettare la responsabilità emotiva per le loro proprie emozioni e comportamenti, ma loro dovrebbero anche comunicare, modellare e rinforzare nei bambini e nei ragazzi i seguenti credenze:

  1. Accettazione di sé

Insegnare ai bambini a non giudicare mai se stessi in base ai loro comportamenti e a separare i giudizi delle loro azioni dai giudizi legati all’autostima. Incoraggiarli a riconoscere e accettare la responsabilità delle loro peculiarità e dei loro comportamenti-sia i buoni sia i cattivi-senza considerare loro stessi come buoni o cattivi. Aiutare a combattere la tendenza dei bambini verso l’auto abbattimento, ricordando loro che sono forniti di molte buone qualità, e che loro non perdono tali qualità quando commettono qualche sbaglio. Spiegare ai bambini che tutti gli esseri umani sono capaci e abili nel loro unico modo, è infatti importante per i bambini accettare loro stessi incondizionatamente senza doverlo provare a sé stessi.

  1. Elevata tolleranza alla frustrazione

Insegnare ai bambini che al fine di avere successo, a volte dovranno fare cose che non sono piacevoli e divertenti. Spiegare che la frustrazione e gli ostacoli sono una parte normale della vita e che non è di aiuto per loro pensare che la vita, inclusa la scuola e i compiti per casa, dovrebbero sempre essere divertenti ed eccitanti. Aiutare i bambini a combattere la credenza che non possono sopportare cose che a loro non piacciono e che devono fare cosa vogliono immediatamente. Rinforzarli quando tollerano la frustrazione e il ritardo della gratificazione.

  1. Accettazione degli altri

Insegnare ai bambini a non giudicare mai le persone dalle loro azioni e a separare i giudizi delle azioni delle persone, dai giudizi riguardanti la loro autostima. Questo non significa che a loro piace ogni cosa dell’altro. Questo significa che non apprezzare le peculiarità e i comportamenti di un’altra persona senza giudicare la persona nel complesso, è sbagliato. Aiutare i bambini a sviluppare l’attitudine a preferire le persone che si comportato in maniera gentile e rispettosa, ma allo stesso tempo a non pretendere che le persone debbano agire in tale modo ogni minuto del giorno. Spiegare loro che le persone commettono degli sbagli.

Riferimenti bibliografici

Bernard, M. E. (2008). Albert Ellis and the World of Children. Presented at 43rd Annual Conference of the Australian Psychological Society, Hobart, Tasmania, September, 2008;

Linea Guida dell’Istituto Superiore della Sanità n. 21 “Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti”. Data di pubblicazione: ottobre 2011;

Beck, J. S. (1964). Cognitive Therapy: Basics and Beyond. New York: Guildford Press;

Bernard, M. E. (2004). The REBT therapist’s pocket companion for working with children and adolescents. New York: Albert Ellis Insitute;

Ellis, A. (1994). Reason and emotion in psychotherapy. Revised edition. Secaucus, NJ: Lyle Stuart and Citadel Press;

Ellis A. and Bernard M. E. (Eds.). (2006). Rational emotive behavioral approaches to childhood disorders. New York: Springer;

Vernon A. and Bernard M. E. (2006). Applications of REBT in schools: Prevention, promotion, intervention. In A. Ellis and M. E. Bernard (Eds.), Rational emotive behavioral approaches to childhood disorders. New York: Springer;

Ellis, A., Wolfe, J. and Moseley, S. (1966). How to raise an amotionally healthy, happy child. New York: Crown.

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